Ho detto più volte che
il campo volo rappresenta un microcosmo in quanto "centro di
un'attività sociale che come tale ha delle caratteristiche proprie".
Non è difficile, dunque, immaginare che – pur con tutte le sfaccettature del
caso - sia popolato di personaggi riconducibili a diversi profili, talvolta
“contaminati” uno con l’altro. Eccone dieci:
IL SOLISTA – Per indicare il personaggio che, al campo, opera spesso in totale autonomia prendo a prestito il nome con cui viene chiamato il pilota della nostra Pattuglia Acrobatica Nazionale che svolge un programma di volo perlopiù da solo (sebbene in armonia con il resto della formazione). In genere arriva in orari in cui la pista è libera. Meglio se durante la settimana. In fondo non è la socialità che cerca, semmai il campo dove poter volare. Allora parcheggia l’auto, tira fuori modello e ombrellone, saluta velocemente gli eventuali presenti, e subito inizia ad armeggiare intorno alla cassetta degli attrezzi. Il fatto è che lì resta la maggior parte del tempo. Di solito, infatti, non frequenta quello "spazio comune" dove tutti i piloti che non volano se ne stanno seduti a chiacchierare e a osservare cosa succede.
Poi vola.
Una, due, tre volte e così via. Concentrato disegna figure nel cielo,
compiacendosi della sua abilità o rimarcando con una smorfia eventuali errori o
figure "poco pulite". Ma tutto nel suo animo. Senza commentare ad alta voce, o
confrontarsi con gli altri.
Motivo di
tale chiusura potrebbe essere la timidezza, certo. Ma in altri casi è proprio
un’indole solitaria, per cui necessariamente deve frequentare uno spazio-volo
condiviso da altri (non può volare nel giardino di casa!), ma non per questo si
ritiene tenuto a “fare salotto”.
IL COMPAGNONE – È evidente fin dal nome che ci troviamo agli antipodi del
“solista”. Il compagnone è una vera
manna per il campo volo. Fin dal suo arrivo suscita una ridda di saluti
entusiasti. Ed è subito un intrecciarsi di mani che si stringono, di pacche
sulla spalla, di sorrisi e battute. Da vero leader
emotivo (*) ha una parola per tutti: "Allora Stefano, è un po’ che non ti
si vede!". “Mario, ma che c…zo hai combinato l’altro giorno con il modello".
"Francesco, che bel modello hai portato!" (ridendo; in realtà lo sta prendendo
in giro).
Caratteristica
del compagnone è il fatto che è in
grado di arrivare al campo senza neanche un aeroplanino di carta da far volare.
Magari è un pilota esperto, bravissimo. Però quello che per lui conta è la
socialità, non l’aerodinamica. E lo "spazio comune" diventa il suo
palcoscenico. Racconta barzellette, gioca a prendere in giro i piloti per i
loro errori oppure ne denigra scherzando l’estetica del modello. Insomma è un
vero mattatore che tante volte confessa di vedere il campo come un’oasi per
sfuggire agli impegni familiari fatti di spesa, pulizie, giardino da tagliare,
suocera da andare a trovare ecc.
Sia chiaro:
non tutti i compagnoni hanno
necessariamente una casa da cui scappare. Diciamo però che spesso capita, e
così è in grado di trovare nei colleghi piloti una sorta di "branco di simili" con cui scherzare e da cui essere non solo apprezzato ma anche compreso.
(*) In sociologia viene grossomodo definito tale
colui che, pur non avendo un ruolo direttivo ufficializzato da un gruppo,
grazie al suo carisma assume un’autorità tale che a volte offusca quello del leader
riconosciuto.
IL SOCIEVOLE – Tra i due estremi, ovvero l’ombroso solista e il brillante
compagnone, si piazza il socievole.
Ovvero l’ 80% di chi frequenta un campo volo. Costui vive serenamente le
dinamiche del microcosmo, partecipa con assiduità alle riunioni, alle
iniziative sociali (tipo cene, grigliate ecc.) e agli occhi di tutti appare
come una persona “piacevole ed educata”.
Il socievole può ritagliarsi dei momenti
suoi in cui magari si apparta magari solo per concentrarsi o godersi la giornata,
assieme ad altri in cui – soprattutto se è di buon umore – partecipa
attivamente alle discussioni e ad eventuali progetti di miglioramento delle
attività del campo.
IL PATITO – A questo punto chiedo: alzi la mano chi, aeromodellista, non ha
almeno una maglietta, un cappellino o uno stemmino legato al mondo che tanto ci
piace. Credo nessuno. Ed è normale che sia così. Bene… il patito va decisamente oltre. A cominciare dall’abbigliamento.
Ho visto
con i miei occhi un personaggio con: cappellino delle Frecce Tricolori (Ok ci
sta); occhiali da sole marca Ray-Ban stile Top
Gun (Ok…); felpa dell’Aeronautica Militare (costano un botto, però se uno
se lo può permettere…); da sotto la felpa spuntava una T-Shirt con
semplicemente il girocollo con il tricolore (è la maglietta usata anche dai
nostri piloti della Pattuglia Acrobatica); pantaloni dell’Aeronautica Militare
(vedi commento sopra); scarpe (boh… forse neutre); borsello delle Frecce
Tricolori; portachiavi delle Frecce Tricolori. Giuro che non so che mutande avesse,
ma ho qualche sospetto…
Eccolo il patito. Colui per il quale tutto, dico
tutto, deve esternare la sua passione. E lo vedi, muoversi con agilità e
leggiadria tra i colleghi, sicuro di sé, forte della sua comunicazione non-verbale
che erutta aeromania da ogni fibra tessile. I suoi, poi, non sono mai
“modelli”. Sono “riproduzioni” di aerei o elicotteri effettivamente esistiti o
esistenti. E se per caso sbagli a dire: "Mio Dio che bello questo modello", lui subito ti corregge: "Vuoi dire il mio Focke-Wulf Fw 190, seconda edizione del 1943?". "Sì… proprio quello intendevo…".
Diciamo subito che il patito è assolutamente innocuo dal punto di vista della dinamica del microcosmo. Cioè il più delle volte non è arrogante, né rompiscatole. Semmai è una macchietta divertente, se presa nella giusta maniera, ovvero con un sorriso.
IL TECNICO – Formazione scientifica. Mente ingegneristica. Preparazione
maturata perlopiù "a bottega", ovvero non solo sui libri ma materialmente con
le "mani in mano". Ecco quale potrebbe essere il profilo medio del tecnico. Costui si distingue dagli altri
perché sa rispondere assolutamente a tutto ciò che è meccanica, elettronica
ecc. Solo che lo fa da tecnico.
Se solo ti sbagli a chiedergli: "Scusa ma secondo te la mia batteria LiPo a tre celle può andare bene per…", lui non ti lasca finire e inizia a chiederti: "Watt, ampere, resistenza, numero atomico del litio, composizione chimica dei polimeri, corrente del regolatore del tuo modello, capacità di assorbimento del motore…". "Ok grazie…" e svicoli lentamente con un sorriso e la faccia di colui a cui hanno chiesto di tradurre una frase dal cinese antico .
Se solo ti sbagli a chiedergli: "Scusa ma secondo te la mia batteria LiPo a tre celle può andare bene per…", lui non ti lasca finire e inizia a chiederti: "Watt, ampere, resistenza, numero atomico del litio, composizione chimica dei polimeri, corrente del regolatore del tuo modello, capacità di assorbimento del motore…". "Ok grazie…" e svicoli lentamente con un sorriso e la faccia di colui a cui hanno chiesto di tradurre una frase dal cinese antico .
Il tecnico va dunque bene per dialogare con
i suoi simili. Tra loro si capiscono e certo si apprezzano. Sul campo può
essere un toccasana anche lui. Se riesci a mettere in pratica il 10% di quello
che, da non-tecnico, riesci a comprendere!
IL COMODO – Benché l’aeromodellismo non richieda un abbigliamento particolare,
è bene che in ogni caso ci si vesta in maniera pratica, senza troppi fronzoli
che possano impicciare la guida del modello. L’unica accortezza è un cappellino
d’estate (per evitare colpi di calore) e un paio di scarpe adatte a non
scivolare sul manto erboso. Tutto qui.
C’è
comunque chi interpreta questa libertà di dress
code (come la chiamerebbe qualcuno) in maniera del tutto sua. Sempre con i
miei occhi ho visto piloti a torso nudo, calzoncini, infradito e sigaretta in
bocca! Fantastico…
IL TUTTOFARE – Eccoci arrivati al vero eroe di ogni campo. L’uomo indispensabile,
prezioso come l’oro. Il tuttofare è
colui che è in grado di tagliare l’erba, aggiustare la recinzione di sicurezza,
intervenire su un impianto elettrico ed idrico. Sa pure pilotare e magari è
anche un compagnone. E che vuoi di
più?
L’ENCICLOPEDICO – Questo personaggio ha un qualcosa del patito e del tecnico.
Diciamo che è un ibrido eccezionale da conoscere, ma a volte anche un po’
stancante. Lui è il collega che sa tutto di ogni aereo dal 1900 ad oggi. E
andrebbe benissimo, se ogni tanto non tendesse delle trappole involontarie.
Ecco allora
un esempio di dialogo a cui effettivamente sono stato sottoposto:
IO: "Oh
cavolo, l’altro giorno Luigi ha fatto un crash con il suo modello!"
ENCICLOPEDICO:
"Quale?"
IO: "Beh…
quello grosso rosso"
EN.: "Il
Cessna vuoi dire?"
IO: "Beh…
sì quello ad ala alta".
EN: "Lui però ne
ha di vari tipi. Tu intendi il 152, il 172 o il 182?"
Io intanto
inizio a sudare… poi cerco uno smarcamento un po’ vile. "Beh… quello rosso…".
EN: "Ho
capito ma come aveva il profilo alare?".
IO: "Bello…".
EN: "Dai
non fare lo scemo. L’elica che passo aveva?"
Io continuo
a sudare…
EN: "Oh
insomma, che pilota sei? Era il 172 o il 182, sono entrambi rossi!".
Dopo un
paio di altre domande cedo, e mi rifugio in corner: "Guarda… credo che ormai
l’abbia già riparato. Vado a volare che non c’è nessuno in pista…".
IL CREATIVO – Per lui andrebbe bene il famoso slogan La fantasia al potere. Sì, perché il creativo è colui che è un
grado di realizzare macchine volanti spesso improbabili, che tuttavia riescono
a guadagnare il cielo e a svolazzare degnamente. Ma non solo. Il creativo è in
grado di fare ricerche ad hoc per personalizzare il suo modello e renderlo
quanto più possibile identico all’originale, di una data precisa e di una
specifica aerobrigata. Dunque ha una doppia faccia: fantasia ma anche rigore.
IL NOSTALGICO – Chiudo questa parata di dieci profili con il personaggio forse più
romantico e tenero: il nostalgico. Generalmente
è un pilota già avanti con gli anni, di quelli che ha vissuto la prima era
dell’aeromodellismo. Tempi eroici, di cui parla volentieri con gli occhi che si
emozionano.
Lui però
non è di quelle persone che vivono nel passato. Riesce perfettamente – a modo
suo – ad essere contemporaneo.
Se non
fosse per quel modello con cui vola, che sembra uscito da un filmato You Tube
degli anni ’60. Bellino, per l’amor di Dio, ma chiaramente vetusto, con una
concezione vecchia di costruzione e funzionamento. "Guarda che vola benissimo,
meglio del tuo!" è capace di dirti con vigore. Ed in effetti la sua "bestiola
vecchietta" scalpita in cielo a tal punto da non sfigurare con gli altri. Ogni
tanto il motore tossisce, e i passaggi a bassa quota sono rumorosi come un
cinquantino smarmittato.
Ma che vuoi dire, quando il nostalgico ti dice: "Guarda che roba! Bellissimo…."?
Ma che vuoi dire, quando il nostalgico ti dice: "Guarda che roba! Bellissimo…."?
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