Fino
all'età di circa trent'anni ho abitato in Piemonte, in una casa posta in cima
ad una collinetta che dominava un piccolo paese. Quella posizione da una parte
la faceva sembrare il castello di Don Rodrigo di manzoniana memoria (cfr. I promessi sposi), dall'altra aveva un
inaspettato vantaggio di essere praticamente sopra una piccola caserma dei
Vigili del Fuoco.
L’attività
di quest’ultima non era certo febbrile. Aveva però il vantaggio di essere
munita di una piazzola per l’atterraggio degli elicotteri, munita della
inconfondibile grande H gialla. Ogni
tanto, dunque, complice anche il fatto che a poche centinaia di metri ci fosse
il centro direttivo della ex Olivetti, qui atterravano elicotteri sia dei
Vigili che privati. Ed ogni volta era un evento.
Fortuna
voleva che io avessi la mia portafinestra che dava proprio su quel lato della
casa a "favore di caserma". Quindi, mentre studiavo in camera, potevo sentire
da lontano l’elicottero avvicinarsi. Era il segnale! Con tutta probabilità
sarebbe atterrato sulla piazzola. Potevo sentire il rumore delle pale e del
rotore di coda frustare l’aria con quel tipico schiocco tanto noto e caro agli
appassionati di elicotteri. Così correvo sul balcone, e con mia grande gioia,
attraverso le fronde degli alberi, potevo vedere la sagoma dell'Hely (com'è
comunemente chiamato dagli appassionati) profilarsi all'orizzonte, virare a 100
metri da me e scendere dolcemente sulla piazzola.
Il rumore
era tanto caro quanto assordante. Bellissimo. Dopo pochi minuti cessava, e il
bestione restava fermo lì, tranquillo, a farsi ammirare da me che riuscivo a
scorgene solo una parte. Era un "ti-vedo non-ti-vedo" affascinante. Ed allora
aspettavo che ripartisse. Magari lo faceva dopo pochi minuti, giusto il tempo
di far scendere qualche funzionario pubblico oppure un dirigente della grande
società privata. Altre volte no. Passava anche un’ora. Ed allora ritornavo alle
mie occupazioni. Ma bastava il classico rumore dei motori che si accendevano,
per farmi tornare di corsa sul balcone. Di nuovo lo schioccare delle pale,
sempre più forte. Fino a che il bestione si alzava, gigante, tra le fronde e
con un colpo di pala virava e andava via.
Credo che
il mio interesse per gli elicotteri, lo stesso che mi ha avvicinato per primo
all'aeromodellismo, sia stato nutrito proprio da quei momenti. Da quel fascino.
Così, con il passare del tempo, non essendo mai diventato un pilota “vero”, ho
dirottato la passione sui modellini coassiali. Più facili da pilotare anche in
casa, con ogni tempo. Ho costruito piazzole di cartoncino munite di H, e gioco a farci atterrare sopra i
modellini, con la massima precisione possibile.
Non è certo
la stessa cosa. Però il fascino di questa macchina volante resta qualcosa di
speciale. Diversa pure dall'aereo. Ho provato più volte a chiedermi il perché,
senza trovare risposte valide. Forse perché probabilmente il tutto nasce da
quel fascino provato sul balcone. Un amore a prima vista e a primo orecchio,
che è rimasto ed è cresciuto. Ancora oggi.
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