Concludo la
mia analisi sui "sensi" dell’aeromodellista prendendo in considerazione quelli
che risultano meno significativi per la specifica attività di pilotaggio. A
cominciare dal tatto.
Questo può
essere inteso in senso lato come "sensibilità delle dita". In quest’ottica sì,
certo, assume un’importanza notevole. Infatti una delle cose difficili da
imparare soprattutto per chi inizia (talvolta anche chi è più esperto conserva
una mano un po’ pesante) è quella di riuscire ad avere una buona sensibilità sugli
stick della radio con le dita o i pollici, a seconda di come uno è abituato a
guidare. Un tocco lieve può infatti produrre nel modello una virata o un beccheggio di cabra e picchia (in
sostanza il muso va su o giù) davvero sensibile. E talvolta pericoloso, tale da
far rischiare una caduta.
C’è
tuttavia un aspetto che voglio comunque ricondurre al tatto e che mi è stato suggerito da un collega "anziano" del campo.
Mi disse un giorno: "Il vero pilota spesso non ha bisogno di guardare sempre
come si posiziona la manica a vento per conoscerne la direzione. Lo sente sulla
pelle".
Trovo
questa osservazione fantastica. Riuscire a sentire addosso da dove soffia il
vento significa infatti avere un’esperienza sul campo, in ogni condizione
atmosferica, davvero notevole. Eccolo allora il tatto. Quello del vento sul viso, o sul tronco se d’estate. Una
carezza che ci ricorda come sia un hobby a stretto contatto con l’ambiente, e
dunque ci riconduce anche ad un altro senso: l’olfatto.
Insieme al gusto, ovviamente anche l’olfatto ha un valore puramente connotativo dell’attività di pilotaggio. Con una battuta mi verrebbe da dire che è utile solo
per capire se ad esempio il regolatore del motore è bruciato… oppure il caffè è
pronto. Ma a parte questo, ha come unica utilità quella di dare sensazioni
piacevoli al pilota.
Fin da
ragazzo ho abitato in luoghi vicino al verde. Questo ha fatto sì che ad ogni
cambio di stagione io sentissi un odore diverso nell'aria. L’inverno aveva un
odore; la primavera un altro, ecc. L’estate… no. Faceva solo caldo!
La stessa sensibilità l’ho portata sul campo, e sono certo che molti altri provino le stesse cose. L’aeromodellismo, lo ripeto, è un’attività che ti porta a contatto con l‘ambiente. Freddo, caldo, umido, secco. Se vuoi volare tutto l’anno devo essere pronto a questo. "Certo si schiatta di caldo, ma se avessi voluto il fresco anche nei miei hobby avrei scelto il curling, non l'aeromodellismo", scrissi pochi giorni fa sul mio profilo Facebook. Ecco allora che l’olfatto ci accompagna. E, perché no, magari ci coccola pure, nel momento in cui ci rilassiamo seduti a bordo pista
La stessa sensibilità l’ho portata sul campo, e sono certo che molti altri provino le stesse cose. L’aeromodellismo, lo ripeto, è un’attività che ti porta a contatto con l‘ambiente. Freddo, caldo, umido, secco. Se vuoi volare tutto l’anno devo essere pronto a questo. "Certo si schiatta di caldo, ma se avessi voluto il fresco anche nei miei hobby avrei scelto il curling, non l'aeromodellismo", scrissi pochi giorni fa sul mio profilo Facebook. Ecco allora che l’olfatto ci accompagna. E, perché no, magari ci coccola pure, nel momento in cui ci rilassiamo seduti a bordo pista
Concludo
con il gusto. A prima vista non ha
nulla a che fare con l’aeromodellismo. Però… - e lo dico a chi non ha mai
provato - posso assicurare che un bicchierino di caffè preparato al campo, su
un fornello da campeggio e una caffettiera che in casa probabilmente butteremmo
nel giro di tre secondi… beh… ha un gusto tutto suo che ti scalda le budella e
l’anima. Soprattutto se fa fresco e magari sei appena atterrato, orgoglioso, “pennellando
la pista”.
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