giovedì 7 settembre 2017

Il rito

Da quanto scritto finora dovrebbe risultare chiaro che l’approccio al volo aeromodellistico può avere sfaccettature diverse. C’è chi vola in maniera assolutamente rilassata; chi è alle prime armi e dunque è teso come una corda di violino; chi cerca la perfezione nelle sue manovre acrobatiche e dunque ha una tensione diciamo "costruttiva" e non "limitante", e così via. Poi c’è chi, come me (non ho problemi ad ammetterlo) pur volando da qualche anno conserva per indole una certa dose di tensione che poi si scarica minuto dopo minuto, salvo poi sciogliersi in una scarica di serotonina che mi allarga il sorriso e la soddisfazione. Il divertimento c’è, ci mancherebbe altro, ma diciamo che diventa non una componente tout court, piuttosto una conquista successiva all'avere fatto tutte le manovre a dovere e avere riportato il modello a terra senza danni.

È dunque comprensibile come la preparazione al volo diventi una sorta di rito, dove l’abitudine e la sequenza delle cose da fare in qualche passaggio sfocia in una sorta di scaramanzia annacquata tuttavia da considerazioni molto pragmatiche. In sostanza: non ci credo, però…  È quello che definirei il rito, anche se – a dire il vero – la sequenza delle azioni non è così rigida come si potrebbe pensare.
Soprattutto a chi non conosce questa pratica, ricordo che tra l’insorgere del desiderio di volare e il decollo vero e proprio, passa un discreto periodo di tempo. Vediamo allora una tipica sequenza dettagliata, con relative criticità.

Fase 1: Decisione – Ho deciso che andrò al campo. Per prima cosa devo far combaciare il mio momento libero con la presenza di altri piloti. A parte il week-end, dove sono sicuro di trovare qualcuno, durante la settimana devo sapere se sarò solo oppure no. Nel primo caso, il volo sarà sconsigliato, perché non ci sarebbe nessuno ad aiutarmi in caso anche di un banale incidente. Nel secondo… dipende. Nel mio caso so ad esempio che quasi sempre trovo qualcuno, con due o tre giorni più o meno "canonici".

Fase 2: Il meteo – Scelto il giorno, si passa al controllo del meteo: pioverà? Ci sarà nebbia? O anche: ci sarà troppo vento? In questo caso le App meteo per il cellulare sono utilissime. Se non fosse che spesso non tutte si trovano d’accordo. È probabile che ad esempio tutte mi dicano che c’è sole. Ok. Ma il vento? Qui spesso i dati non combaciano. Per una stessa ora di uno stesso giorno, qualcuna mi può segnare 5 km/h (e va bene), un’altra 12 km/h e non va bene, almeno per me. Soluzione? Io ho sul cellulare tre App meteo. Se sono in disaccordo tra loro, faccio una media e decido!

Fase 3: Carica batterie – Per chi, come me, vola con un modello elettrico, il tempo di carica delle batterie non è da sottovalutare. Se pensiamo che per una carica "dolce" e quindi tale da non stressare le celle ai polimeri di Litio occorrono circa due ore, se noi pensiamo di fare almeno tre voli, dobbiamo mettere in conto circa sei ore solo di carica. Per questo la fase 3 solitamente viene effettuata il giorno precedente.

Fino qui c’è la normale sequenza che la maggior parte dei modellisti segue. Poi inizia la personalizzazione. Io ad esempio scelgo con cura come vestirmi. Non che mi aspetti una sfilata…. ci mancherebbe… però ad esempio ci sono magliette che mi sono molto care e che magari desidero indossare quel giorno. Oppure due o tre in particolare, che uso solitamente nelle giornate più impegnative: il primo volo dopo un crash, un collaudo, l’annuale gara interna al club.

Si arriva così al campo. Io ad esempio avrei un paio di strade per arrivarci. Ma… ed è qui che spunta la coda della scaramanzia, faccio sempre la solita. Da quattro anni a questa parte. Così come indosso sempre un cappellino da baseball (anzi, "il" cappellino, personalizzato con motivi aeronautici), fondamentale d’estate, utile d’inverno e… presente comunque in ogni stagione.
Sia chiaro: non è che se per caso dimentico il cappellino (cosa peraltro rara) o cambio strada, decido di non volare. No! Però, diciamo che l’abitudine è questa. E preferisco non cambiarla.

Una volta pronto tutto – ovvero aereo scaricato dalla macchina con cassetta degli attrezzi e bottiglietta d’acqua – inizia la fase pre-volo: ambientazione, rilassamento, concentrazione, occhio puntato sulla manica a vento per seguirne ogni sviluppo di direzione e intensità delle correnti d’aria ecc. Una volta che è tutto ok, seguono i controlli pre-volo, l’arrivo sulla pista e il decollo.

Ho già fatto cenno in altri post a questi secondi in cui, modello in mano e radio nell’altra, guadagni il centro della pista. È solo una manciata di tempo, dove tuttavia la concentrazione si carica a mille, e ogni fibra del corpo diventa pronta a intervenire. Eppure c’è anche spazio per il piacere, per sentirsi in qualche istante tutt’uno con l’aria che ti accarezza il viso e gli inquilini del cielo con cui spesso ti trovi a volare. E vedere il tuo modello magari accompagnato da un piccolo stormo di piccioni o rondini… beh… è una sensazione curiosamente bella.

Pochi secondi in cui si concentrano ore di preparazione. Pochi passi che comunque anche se ci fossero venti colleghi al campo, fai da solo. Tu, il tuo modello e l’aria. Ormai ci siamo. Tutto è a posto. "Houston… qui pista di decollo. Pronti per il lancio".

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