Appartengo a una
generazione in cui i sogni, o più semplicemente i desideri, non vengono dati per scontati. Per età anagrafica,
indole e formazione educativa e familiare. Così nel tempo ho sviluppato il
fascino dell'attesa, del coltivare un desiderio, ma anche di mantenerlo più a
lungo possibile una volta ottenuto. "Siamo
tra coloro che si sforzano di aggiustare piuttosto che buttare", lessi una
volta su Facebook. Ed è vero. Quante volte ho prima chiesto aiuto a mio padre
per aggiustare un giocattolo e – una volta cresciuto – mi sono
intrufolato nel suo piccolo laboratorio casalingo per cercare di rimediare da
solo, spesso facendo incetta di colla, nastro adesivo, spago, legni e altro.
Sarà anche per questo
che concetti come usa e getta
faticano ad entrarmi in testa; sarà per questo che ad esempio mi suona strano
che oggi costa di meno ricomprare ad esempio una stampante da computer
piuttosto che cercare di ripararla; sarà infine per questo che ogni mio oggetto
particolarmente caro, come ad esempio un modello, viene trattato con cura e una
sua rottura è un piccolo dramma a cui porre subito rimedio. Per ristabilire
l’equilibrio della normalità, piuttosto che per non perdere un week-end di
volo.
Questa "palestra" di
vita che considero assolutamente salutare – pur senza fare una stucchevole e
patetica dietrologia – la vivo costantemente. Soprattutto quando insorge il
desiderio di acquistare un qualcosa che mi piace particolarmente. E, preciso,
si tratta in genere di spese che non superano quelle che magari sono costretto
a fare, più volte l'anno ad esempio per pagare una rata di tasse o i servizi di
un fornitore. Spese, queste ultime, che vengono fatte con abulica
rassegnazione, e il cui peso psicologico
viene sostenuto come un obbligo irrinunciabile.
L’idea di acquistare un
nuovo aeromodello è un percorso esemplare nell'ottica di questo discorso. Ad un
certo punto, soprattutto quando si innesca un periodo di vita complesso e
povero di soddisfazioni, inizio a spulciare nei siti dedicati alla ricerca di quello che potrebbe essere il mio nuovo
modello. Si tratta perlopiù di una ricerca che – paragonandola al rapporto
amoroso – definirei platonica. Nel
senso che magari so benissimo che quella spesa (pur non esagerata) sarebbe più
opportuno destinarla ad altri obblighi di dazio, e dunque la mia resta all'inizio
una sorta di gioco intellettuale, giusto per solleticare la fantasia e le
papille del sogno.
La prima griglia è
rappresentata dal prezzo. Ovviamente escludo modelli che superino le poche
centinaia di euro. Meglio se restano all'interno di un budget appena decente.
Così facendo escludo diciamo il 50% del mercato. La seconda griglia è invece
rappresentata dalle caratteristiche tecniche. Escludo allora modelli a turbina
(stupendi ma sinceramente ancora inadatti a me). Quelli con velocità troppo
spinte, prestazioni da genio della radio ecc. Quello che resta è uno sparuto
gruppo di modelli tra cui scegliere quello che mi fa breccia nel cuore.
Sì. Il fatto che sia ad
ala alta, media o bassa, che abbia bisogno di batterie che non ho (e dunque
dovrei comprare nuove) o che richieda più canali rispetto a quelli a
disposizione sulla mia radio, sono tutte cose che passano in secondo piano.
Prima devo innamorarmi. A primo colpo. Poi valuto se l’oggetto del mio amore è
raggiungibile o meno.
È successo con Darko. Dopo il primo aereo-scuola, mi
sentivo pronto per fare un passo in avanti. Guardai così nella categoria modelli acrobatici e soprattutto nel
livello di difficoltà: intermedio.
Ah… che soddisfazione abbandonare il gruppo dei principianti e passare tra i "grandi" dell’intermedio. E quale gioia sarà sentirsi parte del gruppo degli esperti!
Avevo a disposizione
diciamo una decina di modelli. Però nessuno mi folgorava. Fino a che lo vidi:
ala media, livrea color giallo-nero, prestazioni da pilota intermedio. Era fatta! Era lui. Bellissimo.
Non persi tempo: inviai
al mio tutor del campo il link della pagina Internet dov'erano tutte le
caratteristiche del modello, chiedendo semplicemente: "Credi che possa essere
adatto a me?". Rispose: "Sì" e per me era come il padre che acconsente a
concedere la mano della figlia per le nozze. Lo comprai due giorni dopo.
Ricordo l’attesa.
Veniva direttamente dalla Cina, per cui aspettai circa 3 settimane. Ma era
un’attesa ricca di pathos. Non avevo
alcuna fretta di scartarlo e montarlo per farlo volare subito. L’importante era
averlo. Così quando finalmente arrivò, aprii la confezione solo per vederlo dal
vero e controllare che fosse integro. Poi nei giorni successivi, con calma, lo
montai.
Un qualcosa di simile
sta accadendo ora. Dopo due anni dall'arrivo di Darko, il desiderio di avere un altro modello è risorto prepotente
e rappresenta un balsamo efficace. Stessa procedura. Stesse griglie. Stessa
attesa del colpo di fulmine. Questa volta, però è stata diversa. L'ho visto, il
nuovo candidato, ma non è stato amore immediato. Piuttosto è come se avessi
scorto una bella donna per strada e avessi pensato: "Però… che bella
figliola!". Nei giorni successivi, però, a furia di rivederlo mi sono detto: è
lui! Ed è bellissimo: un Pilatus PC-21
rosso fiammante, dalle linee aggressive e le prestazioni adatte alla mia
esperienza.
Credo che sia superfluo
dire che il mio cellulare si è riempito di sue foto. Ogni tanto le apro e me le
guardo, come se fosse un amore in carne ed ossa. E attendo. Tra non molto sarà
Natale e quello è il momento giusto per prenderlo. Pochi mesi che non generano
alcuna ansia d'attesa, semmai la dolcezza del coccolare l'idea, dello studiarne
le caratteristiche, del godere vederlo in volo su YouTube. Tutte cose che solo
in parte servono per fare un acquisto ragionato. Perlopiù servono per nutrire
il cuore e dissetare le papille del sogno.
Così facendo, ogni
tanto penso di esagerare. Però, al campo, vedo spesso miei colleghi tirare
fuori il cellulare e avviare un filmato dal cui suono capisco subito che si
tratta di un aeromodello in volo. E bastano pochi istanti per sentirli dire che "Sì… è il modello che ho appena ordinato!", con quella luce negli occhi che
conosco bene e mi fa tenerezza. Dunque non sono il solo che nella Galleria del suo smartphone ha forse più
foto di aerei che dei suoi familiari, senza ovviamente nulla togliere a questi
ultimi.
Il sogno è dunque
tornato. Lo coltivo, come una pianticella. Lo bagno con gli occhi e le mani che
cercano nuove informazioni, nuove foto, nuovi video. Ma questo non vuol dire
che Darko perda smalto. Se mi è
concesso un paragone che farà arricciare il naso a qualcuno, è come se dopo il
primo figlio ne desiderassi un altro. Non è perché del primo ti sei stufato,
oppure ti ha deluso e cerchi una sorta di riscatto. È un qualcosa che rientra
nella sfera dell’amore, del desiderio…
Ogni modello avrà il
suo carattere, la sua anima come ho
già scritto altre volte. Ognuno diverso. E avrò la possibilità – a seconda
dello stato d'animo – di scegliere l’uno o l’altro, come se fossero dei bei
vestiti da cerimonia.
L’attesa è iniziata. Il
sogno ha ora un nome e un volto. E tanto basta, per ora, per provare scariche
di soddisfazione. Sì… appartengo ad un’altra generazione. Probabilmente, poco tempo fa, avrei pestato i piedi (o i tasti del Bancomat) per averlo subito e farlo volare nel week-end. Invece… saranno gli anni, saranno i rimi, l’indole, l’esperienza,
la maturità, le difficoltà… eppure oggi sono anche contento di aspettare.
Arriverà, lo so. Tra un po’. E la stessa frase Arriverà tra un po’ che da piccolo mi sfibrava tanto era la voglia
di avere subito l’oggetto del desiderio, ora mi conforta.
Sì… sono proprio di
un’altra generazione… o forse solo un po’ più cresciuto.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti piaciuto o non ti è piaciuto questo post, avrò piacere di leggere il tuo parere!