lunedì 4 settembre 2017

Volare? Fa figo… ma non sempre

C’è un film che, almeno per molti miei coetanei sulla cinquantina, ha fatto in molti sensi storia. È Top Gun (regia di Tony Scott, Paramount Pictures, Usa 1986), dove un giovanissimo e fighissimo Tom Cruise interpreta il tenente Pete "Maverick" Mitchell, aviatore della marina militare americana. Storia perché se qualcuno di noi avesse avuto anche solo qualche batterio benigno della passione aeronautica, grazie a Tom e alle evoluzioni del suo F-14 avrebbe inesorabilmente contratto una “malattia” devastante. Ma anche perché ha insegnato a noi che non abbiamo vissuto i retroscena della guerra, che comunque fare il pilota di aerei fa molto figo. Certo, sicuramente avevamo un’idea in tal senso.  Ma vedere Tom fare breccia nel cuore dell'astrofisica Charlotte "Charlie" Blackwood (interpretata da Kelly Ann McGillis) come un coltello caldo nel burro… beh… era una lezione di vita.
Purtroppo, però, anche Top Gun, come del resto molti altri film, ha creato dei disastri. Sinceramente non so quanti, ormai colpiti da un’epidemia d’aeronautica, hanno voluto intraprendere almeno una carriera da pilota civile. Ma credo tanti, e certamente non solo per “lumare le pupe”, come diceva Snoopy. E dietro c’era sempre il sorrisetto stronzino di Tom, i suoi Ray-Ban da fighetto, il giubbotto di pelle che certamente ha fatto la fortuna di molti venditori anche qui in Italia. Salvo il fatto che occhialetti e giubbotto non necessariamente rendono un brutto anatroccolo un figaccione. Però diciamo aiutano. Perché un conto è dire alla ragazza di turno: “Sali che ci facciamo un giro nella mia autovettura” (Eh che? Siamo mica nel primo dopoguerra!). Un conto è dire: “Vuoi vedere – che so – Venezia dall’alto del mio Piper?”.

Come ho detto anche in altri post, molti di coloro che per vari motivi non hanno mai potuto o voluto diventare “veri” piloti civili o militari, hanno comunque compensato la loro passione dedicandosi all’aeromodellismo. E spesso portandosi dietro tutta quella coreografia fatta di cappellini e maglie a tema che manifestano anche all’esterno l’oggetto del loro interesse (cfr. i post E tu che pilota sei?). Magari pensando inconsciamente che la figaggine derivante dall’essere dei novelli Maverick potesse trasferirsi (in scala, ovvio, come i nostri modelli) anche sulla pista del campo volo.

Purtroppo però non è così. I figli ideali di Tom, i novelli piloti mantengono comunque un certo fascino, un po’ come i piloti di Formula 1, di Moto GP ecc. I loro emuli in scala no. Come già detto in Bulli, pupe e bulloni già i nostri campi sono assolutamente carenti di donne (a meno che non siano fidanzate svogliate o mamme indaffarate a gestire i piccoli, che accompagnano saltuariamente i nostri piloti). Inoltre non fa certo figo agli occhi di una pupa sgasare con il modello a bordo campo per fare prove motore; e anche una volta in volo, dopo qualche acrobazia in cielo, scema velocemente l’interesse per chi non è “malato” come noi.

Dunque temo purtroppo che l’aeromodellismo non sia la strada giusta ad esempio per il giovane tutto Red Bull e ormoni, ma nemmeno per il giovane-maturo (stile Uomini e Donne di Maria De Filippi) che – uscito da una commediola italiana anni ’80 – voglia fare bella mostra di sé tra glow(*) e riproduzioni.
Il campo volo non ha atmosfere da base militare stile Tom Cruise; non ha ambientazioni da night né panorami mozzafiato (perlopiù sono zone d’erba perse tra i campi coltivati o zone boschive); non ha profumi inebrianti: solo quelli acri della benzina e dei fumi di scarico dei motori; non ha nemmeno l’armonia dei suoni della natura: solo lo sgasare delle prove motore e il ronzio delle eliche che tagliano l’aria. Ma forse è anche per questo che questo hobby ci piace tanto!

(*) Carburante per motori a scoppio


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