venerdì 14 ottobre 2022

Le sfide invisibili

Ho sempre pensato che la pista di un campo di aeromodellismo fosse una sorta di contenitore di emozioni; di quelle che nascono, vivono e... no... non muoiono, perché piuttosto si cristallizzano tra i fili d’erba e la terra, sparpagliate dagli uccelli a volo radente e 
schivate dagli animaletti del terreno. Se potessimo avere tecnologie dell’anima all’avanguardia (tipo i RIS dei carabinieri) potremmo in condizioni particolari vedere tracce di orgoglio, paura, ansia, gioia ecc. Nuove, oppure magari vecchie e sedimentate da anni. Noi non le vediamo, ma restano lì, per sempre, diventando humus di humus, erba di erba, fango di fango. Sì, la pista è un contenitore ma anche uno specchio che ci rimanda indietro soprattutto le nostre paure, sfidando sempre l‘orgoglio. Come una livella di Totò, la pista è capace di smussare l’ardire dei piloti troppo sicuri, richiamandoli a terra, nel modo peggiore: il crash. Per contro, però, è capace anche di esaltare il cuore impavido di tanti aquilotti che come Icaro desiderano sfidare i propri limiti mentali ed osare.

Ne ho avuto l’ennesima dimostrazione ieri. Dopo due mesi dall’ultima - rovinosa - scarrellata con un modello adottato da un amico (e conseguente ennesima riparazione) ho deciso che era il momento di riprovare. Di uscire dalla comfort zone di modelli già noti, per affrontare il rischio di un eventuale altro crash, questa volta probabilmente definitivo. Con tre batterie turgide di energia, sono andato al campo in uno di quei pomeriggi in cui praticamente nessuno aveva risposto all’appello sulla presenza. Grazie al cielo c’erano due amici e colleghi, senza modello, che più che altro hanno fatto da “balie”. Senza indugi, sistemo il tutto e decollo. L’aereo sembra un cavallo impazzito. Il cabra è decisamente fuori scala, così trimmo di brutto cercando un equilibrio precario. Per fortuna la bestiola si calma e decide di volare più o meno in linea. E arriva il momento dell’atterraggio, temutissimo. Viro, mi allineo alla pista, ma come una balena spiaggiata la bestia fa sentire tutto il suo peso su un carrello “che si piega con un grissino” (tanto per parafrasare una vecchia pubblicità di un tonno in scatola). Buffo, il modello sembra un buoledogue francese steso a terra a mo’ di rana. Ma nessun danno grave. Così lo ripiglio, lo rimetto in sesto, e mosso da un furore dell’anima senza precedenti acchiappo un’altra batteria e parto. Atterraggio simile, anche se migliore.
Dalla piccionaia la mia balia mi dà suggerimenti e conforto: «Devi solo prenderci la mano». Così studio la dinamica del mio primo volo, evidenzio le difficoltà, gli errori e riparto. Terza batteria. Non è passata neanche un’ora. I problemi però restano. Il carrello sembra fatto di stagno, tanto è malleabile. “Mannaggia ai cinesi che risparmiano sui materiali... e alle mie mani che sembrano rubate all’agricoltura” mi dico. Poi il colpo di genio: un bel filo di ferro a contenere le gambe del carrello decisamente deboli. Fantastico!

Operiamo come se fossimo in un ospedale da campo di Emergency mentre il tempo assume le colorazioni dell’autunno. Alla fine (magari poco estetico ma funzionale) il modello è pronto. Sembra una bella ragazza con i ferretti ai denti, ma va bene lo stesso. Il problema è che non ho più batterie. La mia fame di riscatto ne ha “mangiate” tre in un’ora. Però... aspetta... c’è l’ultima. Pensavo fosse in
storage (e quindi a circa il 30% di caricaed invece... Guardo: 60%. Si può fare. Un decollo, un giro e atterraggio immediato, giusto per verificare le nostre competenze “ortopediche”. Vado, giro, viro e... atterro. Il sistema regge. Poco importa che abbia terminato la corsa a bordo pista, baciando una pianta di granoturco. Ero troppo attento a seguire il rotolamento delle ruote, che non ho avuto testa di agire sul direzionale.

Così torno a casa. Sul terreno lascio sudore, ansia, coraggio e determinazione, che gli uccelli rasperanno via cercando lombrichi. Ma il modello è intero, seppure “con i ferri ai denti”. Finalmente mi rilasso. Fra un po’ tornerò,  sempre con lui, ma per le prossime volte qualche volo in comfort zone ci sta tutto.

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