venerdì 6 novembre 2020

Volare al tempo del lockdown

La notizia arriva a sera tanto inattesa quanto gradita: il secondo lockdown, la famigerata chiusura di tutto dovuta al virus Covid 19, è stata posticipata d’un giorno. Dunque vengono regalate ancora 24 ore di libertà. E dire che  io ero già entrato in “modalità rassegnazione”: pochi giorni fa avevo fatto quelli che consideravo gli ultimi voli. Le batterie erano in storage (1). Il  modello sotto il suo sudario di nylon. Invece... Non perdo tempo: decido. Domani pomeriggio volerò ancora. Così non guardo neanche il meteo: carico le batterie e mi predispongo mentalmente ad una proroga della mia voglia di volo. Non sono l’unico. Un amico scrive su Whatsapp: «Domani si vola, anche se piove». E infatti...

Arrivo al campo, ancora una volta col mio fedele Darko. Poche ore prima mi era arrivato un altro messaggio altrettanto gradito: l’erba della pista è stata appena tagliata. Ciò vuol dire che mi troverò di fronte ad un “tavolo da bigliardo verde”. Fantastico e inatteso anche questo. “Altrimenti tra un mese diventa impossibile tagliare”, è la spiegazione ufficiale. Perfetto. Non ci avevo pensato.

Immaginavo di essere in due. Invece mi trovo almeno sei amici. Tutti hanno avuto la stessa idea. Addirittura, però, metà di loro non ha nemmeno il modello con sé. “Volevo semplicemente respirare ancora un po’ d’aria”, commenta uno di loro. E credo sia lo stesso pensiero degli altri. La giornata è splendida anche per il sole che bacia tutti come un amico molto espansivo.

Non perdo tempo, quasi a voler succhiare ogni secondo disponibile. Primo volo: perfetto. La pista tagliata fa scivolare Darko come se fossi un pilota eccezionale. Secondo volo. Perfetto anch’esso. È passata solo un’ora, e io mi sentirei già soddisfatto. Anche perché il sole ha ceduto il posto alle nuvole e all’umidità. Quasi un cambio metaforico oltre che metereologico. Eppure ho una terza e ultima batteria. Di nuovo i fantasmi della mente: “Fermati! Ritieniti già soddisfatto...”. Ma io me ne frego. Decollo, volo e faccio numeri. Bravo Darko! Gli mollo un bacio sulla capottina. Oggi è filato tutto liscio.

Scherzo con un collega. “Mi porto a casa una zolla d’erba da annusare”, dice ridendo.
 Ed io spalanco gli occhi e le narici quasi a voler scattare una fotografia sensoriale di quello che sto per lasciare. Per un mese, forse. È calata l’umidità, sotto un cielo coperto di nubi. Sono passate solo due ore. Fa buio presto. Qualcuno inizia a smontare. Io ricovero tutto in macchina, per evitare i danni di questo clima autunnale, tra foglie color fuoco ed una pista tagliata di fresco.

Restiamo ora in tre. Uno smonta il suo bestione da oltre 15 kg. Io raccolgo le ultime cose. Il terzo si concede un ultimo volo malinconico. È lo stesso collega che avrebbe volato anche sotto la pioggia.

Ed è strano guardare il campo con questi occhi assorbenti. Scatto immagini, con gli occhi. Con il cellulare. Con la pelle. In fondo sarà solo un mese di stop forzato, eppure... cresce la malinconia. La stessa che mi segue in macchina, mentre ripercorro lo sterrato verso la strada. Ma sorrido lo stesso, per quei tre voli regalati e per giunta perfetti.

Arrivederci a presto... coccolerò queste emozioni per giorni interi. Cercando di scaldare la mia voglia di volo.



(1) Funzione di "immagazzinamento" per preservarne la funzionalità

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