La notizia arriva a sera tanto inattesa quanto gradita: il secondo
lockdown, la famigerata chiusura di tutto dovuta al virus Covid 19, è stata
posticipata d’un giorno. Dunque vengono regalate ancora 24 ore di libertà. E dire che io ero già entrato
in “modalità rassegnazione”: pochi giorni fa avevo fatto quelli che consideravo
gli ultimi voli. Le batterie erano in storage (1).
Il modello sotto il suo sudario di nylon. Invece...
Non perdo tempo: decido. Domani pomeriggio volerò ancora. Così non guardo
neanche il meteo: carico le batterie e mi predispongo mentalmente ad una
proroga della mia voglia di volo. Non sono l’unico. Un amico scrive su Whatsapp:
«Domani si vola, anche se piove». E infatti...
Arrivo al campo, ancora una volta col mio fedele Darko. Poche ore
prima mi era arrivato un altro messaggio altrettanto gradito: l’erba della
pista è stata appena tagliata. Ciò vuol dire che mi troverò di fronte ad un “tavolo
da bigliardo verde”. Fantastico e inatteso anche questo. “Altrimenti tra un
mese diventa impossibile tagliare”, è la spiegazione ufficiale. Perfetto. Non
ci avevo pensato.
Immaginavo di essere in due. Invece mi trovo almeno sei amici. Tutti
hanno avuto la stessa idea. Addirittura, però, metà di loro non ha nemmeno il
modello con sé. “Volevo semplicemente respirare ancora un po’ d’aria”, commenta uno di
loro. E credo sia lo stesso pensiero degli altri. La giornata è splendida anche
per il sole che bacia tutti come un amico molto espansivo.
Non perdo tempo, quasi a voler succhiare ogni secondo disponibile.
Primo volo: perfetto. La pista tagliata fa scivolare Darko come se fossi un
pilota eccezionale. Secondo volo. Perfetto anch’esso. È passata solo un’ora, e
io mi sentirei già soddisfatto. Anche perché il sole ha ceduto il posto alle
nuvole e all’umidità. Quasi un cambio metaforico oltre che metereologico. Eppure ho una terza e ultima
batteria. Di nuovo i fantasmi della mente: “Fermati! Ritieniti già soddisfatto...”. Ma io
me ne frego. Decollo, volo e faccio numeri. Bravo Darko! Gli mollo un bacio
sulla capottina. Oggi è filato tutto liscio.
Scherzo con un collega. “Mi porto a casa una zolla d’erba da annusare”,
dice ridendo. Ed io spalanco gli occhi e
le narici quasi a voler scattare una fotografia sensoriale di quello che sto
per lasciare. Per un mese, forse. È calata l’umidità, sotto un cielo coperto di
nubi. Sono passate solo due ore. Fa buio presto. Qualcuno inizia a smontare. Io
ricovero tutto in macchina, per evitare i danni di questo clima autunnale, tra
foglie color fuoco ed una pista tagliata di fresco.
Restiamo ora in tre. Uno smonta il suo bestione da oltre 15 kg. Io
raccolgo le ultime cose. Il terzo si concede un ultimo volo malinconico. È lo
stesso collega che avrebbe volato anche sotto la pioggia.
Ed è strano guardare il campo con questi occhi assorbenti. Scatto
immagini, con gli occhi. Con il cellulare. Con la pelle. In fondo sarà solo un
mese di stop forzato, eppure... cresce la malinconia. La stessa che mi segue in
macchina, mentre ripercorro lo sterrato verso la strada. Ma sorrido lo stesso,
per quei tre voli regalati e per giunta perfetti.
Arrivederci a presto... coccolerò queste emozioni per giorni interi.
Cercando di scaldare la mia voglia di volo.
(1) Funzione di "immagazzinamento" per preservarne la funzionalità
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