domenica 25 agosto 2019

Un momento esistenziale

"Un lancio è un momento esistenziale, molto simile al combattimento. Senza avere tempo di pensare a niente, tu devi essere preparato a rispondere ad ogni evenienza - e queste evenienze devono essere anticipate il più possibile prima che tu prema il bottone
(Gene Kranz*, "Failure is not an option", Simon & Schuster Paperbaks, New York 2000)


Paragonare il volo di un aeromodello al lancio ad esempio di un razzo Saturn V è certamente esagerato. Tuttavia le parole di Kranz rispecchiano bene emozioni che si possono ritrovare anche nel nostro hobby. Sì, anche quei 5-6 minuto di volo con un modello in balsa o polistirolo, possono rappresentare un "momento esistenziale". In primo luogo perché conquistare e governare l'aria resta comunque un'attività innaturale per noi uomini: guidare un autoveicolo o un'imbarcazione radiocomandata di certo produce meno tensione, soprattutto in un neofita. La macchina e la barca, infatti, seppur possono essere più veloci, in ogni caso non possono cadere e dunque rischiare una gravosa rottura strutturale. Guidarli diventa allora più "rilassante" e permette azzardi che nel caso dell'aereo restano prerogativa dei piloti più esperti o incoscienti.  

È un dato di fatto: l'aereo può cadere. E qui si giocano altri fattori: la paura (che può essere smussata solo dall'esperienza e dalla conoscenza del tuo modello); l'adrenalina (che emerge proprio dallo sfidare un ambiente a noi non naturale come l'aria); ma anche la soddisfazione di sentirsi per pochi minuti piloti, e dunque persone capaci di fare esperienze non del tutto comuni.
Sì, il volo anche solo di aeromodello è un momento esistenziale perché per 5-6 minuti esisti solo tu, il modello e le condizioni atmosferiche. Posto il fatto che anche il pilota più esperto tiene sempre gli occhi incollati all'aeromodello e se li toglie per qualche frazione di secondo è solo per controllare il timer della radio, la direzione del vento o eventuali altri modelli in volo, è pur vero che soprattutto l'attenzione del  neofita viene ingoiata del tutto dalla sua bestiola volante. Per assurdo potresti anche sfilargli il portafoglio dalla tasca che non se ne accorgerebbe. La tensione è di fatto tale che c'è una totale appartenenza pilota-macchina. Col passare del tempo, poi, impari anche ad aprire meglio occhi ed orecchie: osservi il cambio di direzione della manica a vento e dunque valuti da dove effettuare l'atterraggio; addirittura riesci anche a salutare magari il collega che è appena arrivato alle tue spalle e di cui hai visto la macchina sopraggiungere con la coda dell'occhio. Ti apri dunque al mondo e a ciò che succede. Eppure il modello è fagocitante: gli occhi gli restano incollati addosso. Perché "devi essere preparato a rispondere ad ogni evenienza".

Un pezzo di aereo che si scolla; un servo (il meccanismo che fa muovere le parti dell'aereo) che smette di funzionare; ma anche la batteria che presenta problemi o una folata di vento che ti fa scartare la traiettoria all'improvviso. Durante il volo può capitare di tutto. E tu solo in parte puoi "anticipare" eventuali incidenti con adeguati controlli e manutenzione. Quando poi questi accadono, spesso hai solo pochi secondi per decidere cosa fare. E il più delle volte sono emergenze che devi gestire da solo. Potresti infatti anche invocare aiuto, ma prima che un collega ti raggiunga in mezzo alla pista e prenda in mano la tua radio per effettuare una manovra salva-modello, possono passare secondi preziosi e talvolta fatali. Mi è capitato più volte di avere una difficoltà ed essere tentato di chiamare aiuto, ma poi ho risolto da solo. L'esperienza anche in questo caso ti rimanda ad una verità che può essere paurosa, eccitante o appunto "esistenziale": ci sei solo tu, l'aereo e l'ambiente. 
In 5-6 minuti allora emergono, si mescolano e talvolta si armonizzano sensazioni come paura, soddisfazione, piacere, tensione. Diventi un tutt'uno uomo-macchina-ambiente. Ed è un'esperienza che si rinnova volo dopo volo. Per questo un decollo, un volo e un atterraggio non sono mai simili uno all'altro. Certo, col tempo aumenta la fiducia e la capacità tecnico-pratica, ma resta pur sempre il fatto che sfidi un ambiente a noi non familiare, con una macchina che può subire ogni tipo di evenienza, e che la legge della gravità (vedi: caduta) resta una costante.

Il fascino di questo hobby sta anche in questo. Sempre che tu abbia la sensibilità, la predisposizione caratteriale o altro per vedere nel tuo modello non solo un agglomerato di tecnologia e strutture portanti, quanto semmai un qualcosa di vivo, capace di portare in quota anche un pezzo del tuo cuore e della tua personalità, e di restituirti una massiccia dose di piacere quando dolcemente plana e si ferma a pochi metri da te, gagliardo e intero. 


(*) Direttore delle operazioni di volo della NASA durante i programmi Gemini ed Apollo (anni '60-'70)

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