venerdì 11 maggio 2018

L'arte del saper aspettare

"L’attesa del piacere è essa stessa un piacere".
(Gotthold Ephraim Lessing, 1729-1781)


Talvolta, lo confesso, provo un certo imbarazzo nel dare pienamente ragione a chi - come in questo caso lo scrittore, filosofo e drammaturgo tedesco Gotthold Ephraim Lessing - in una semplice frase racchiude un concentrato di saggezza che magari non ho il coraggio di ammettere. Imbarazzo, perché è come trovarsi di fronte ad una verità svelata che ti mette a nudo, nonostante la tua ragione voglia pensare il contrario. Come nel caso dell'attesa. Se infatti è chiaro quanto ad esempio sia deleterio e ben poco piacevole attendere per ore in macchina, sotto il sole, che la coda in strada si esaurisca, dall'altra può risultare piacevole l'attesa invece del Natale, o l'arrivo a casa di una persona cara che da tempo non si vede. Anche se conti i giorni. Anche se le ore non sembrano passare mai e imprechi contro quel tempo che ti divide dalla gioia promessa. Poi però, a posteriori, ti puoi accorgere che quell'attesa in fondo era dolce. Carica di aspettative. Finanche di sogni. E allora non ti sembra poi così brutta.

Torniamo al mondo dell'aeromodellismo. Chi lo pratica sa bene che l'attesa fa parte di questa attività. Attendi il tempo necessario perché le batterie si carichino (mettendo sulla bilancia circa due ore di carica per 5-6 minuti di volo); attendi che il meteo si stabilizzi e talvolta sei costretto a rinunciare dopo magari una settimana che aspettavi il giorno libero per volare; attendi che lo spazio aereo sia sufficientemente sgombro da altri modelli per far decollare il tuo. Ecc. Tutte attività che fanno parte della vita "quotidiana" dell'aeromodellista. Ci sono però altre attese, ben più cariche di pathos. Quando ad esempio devi collaudare un nuovo modello, oppure hai deciso che è giunto il tempo in cui sarai tu a prendere in mano la radio e quell'aereo nuovo di pacca e sarai proprio tu a gestirlo in toto, dal decollo all'atterraggio.
Ed ecco che entra in gioco Lessing. Puoi provare timore, puoi persino prefigurarti crash rovinosi, eppure in quell'attesa così carica di emozione c'è un sottile filo di piacere. Quasi masochistico perché comunque, come detto, puoi provare timore e forse avresti anche voglia di evitarti tanto stress ricorrendo ad esempio ad un modello già conosciuto e che ti ispira fiducia. Eppure decidi di andare avanti. Ed ecco che allora disagio e piacere iniziano a convivere più o meno serenamente.
Il piacere in questo caso nasce dal fatto che ti prefiguri anche un successo, e l'ondata di serotonina che potrà di conseguenza invadere il tuo ego. In parole povere ti prefiguri una massiccia dose di autocompiacimento, cosa che non è affatto da poco.

Ecco allora che si ripropone la "sindrome del Natale". L'attesa, che può diventare snervante, assume comunque un sottile velo di piacere. Poi, una volta passato l'evento, cosa rimarrà? Nel caso del campo volo probabilmente si ripenserà a tutta quella dose di pensieri che hanno accompagnato l'attesa, e ci si potrà persino sentire sciocchi nell'aver sprecato tante energie psicofisiche. Ma dall'altra si potrà anche compiacersi nel aver saputo vivere quell'attesa con determinazione. Finanche coraggio. E da qui, a posteriori, provare persino piacere.

Eh sì, caro Lessing, mi sa che anche stavolta hai ragione...

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