lunedì 18 settembre 2017

La vocina

Diciamocela tutta: volare è un rischio. In primis di cadere e dunque danneggiare se non proprio distruggere il modello. Certo, lo è al pari di qualsiasi altra attività come camminare per strada, guidare l’automobile o cambiare una lampadina in casa. Tuttavia se camminare ha un rischio basso (a meno che abbia la sfortuna di essere travolto da un veicolo oppure mi cada qualcosa sulla testa), e guidare l’auto un rischio medio (sempre che non lo faccia veloce e rispetti il codice della strada), volare con un aeromodello ha un rischio medio-alto. Non per nulla ho sempre detto che la caduta (il crash) è pressoché inevitabile nella storia di ciascuno di noi.
Qui entra in gioco poi un "gioco" quasi perverso di probabilità: se è vero che più impari e meno errori banali puoi commettere, dall'altra è pur vero che per imparare devi volare tanto e che aumentando il numero di voli si innalza anche la possibilità di eventuali crash. Che fare dunque? Molti (io stesso) direbbero: mettilo in conto, prendi il tuo modello e vai, facendo i passi giusti e senza strafare. Altri non riuscirebbero invece a sopportare nemmeno il rischio di un fallimento, per cui dopo la prima caduta abbandonano l’hobby frastornati e delusi.

C’è però un piccolo campanello d’allarme che – gestito nella giusta misura – può aiutare: è quella che io chiamo vocina  e che più comunemente si potrebbe definire sesto senso.
La vocina è quella sensazione che parte da dentro e ti batte sulla spalla dicendoti: "No, oggi è meglio che non decolli". Che poi venga o meno ascoltata, dipende da tanti fattori, tra cui il più importante è la sua stessa natura. Ovvero: devo domandarmi se quel “consiglio” nasce effettivamente da un sesto senso, oppure è semplicemente figlio della paura. Un figlio che si traveste maliziosamente da saggezza, ma che di fatto è una semplice fifa che puoi ignorare tranquillamente; anzi devi ignorare se vuoi continuare a volare.

Distinguerne la natura è impresa assolutamente difficile, e comporta una conoscenza di se stessi davvero profonda. Mille volte io, andando al campo, ho avuto sensazioni catastrofiche: mi vedevo già tornare a casa con pezzi di Darko mogiamente deposti nel baule, ed invece tornavo soddisfatto e persino fiero di aver fatto un paio di voli pressoché perfetti. Invece altre volte ho deciso di dare ascolto a quella vocina e sono rimasto a terra, soprattutto in presenza di vento forte oppure con direzione non favorevole o addirittura contraria a quella utile ad esempio per il decollo e l’atterraggio. Certo avevo paura di volare in quelle condizioni, non me la sentivo. Allora - ignorando i colleghi che mi spronavano a "fregarmene" e ad andare lo stesso – restavo fermo a guardare fisso la manica a vento, salvo poi rimettere tutto in macchina affranto, ma anche sicuro che almeno quel giorno il modello sarebbe tornato a casa sano e salvo.

Come sarebbe andata se avessi tentato lo stesso? Forse bene. Chi lo sa.

Ecco perché è tanto difficile valutare la vocina. Si deve mediare continuamente tra lo sforzo di alleviare le paure iniziali e andare avanti, ed invece essere onesti con se stessi e fare ciò che ci si sente. Posto ovviamente che pilotare richiede una dose tale di concentrazione che farlo quando sei molto stanco, stressato o magari distratto da qualche problema personale, risulta sconveniente.

Andare avanti significa dunque imparare a gestire la paura (io credo che anche nel pilota più bravo ci sia sempre anche un solo grammo di timore), conoscere le proprie potenzialità e comunque testarle, fino ad arrivare al punto in cui ci si sente appagati. Non è infatti detto che tutti debbano diventare piloti di 3D (acrobazia estrema nell’aria, nda) e se io voglio continuare a fare giri in ovale sulla pista e basta, ben venga. Però diventa ugualmente stimolante porre l’asticella un pochino più in alto, soprattutto se ben motivati.

Un esempio pratico: da tempo sto desiderando un nuovo modello. Pochi giorni fa, al campo, mi è stato detto che "sì, molto bello, ma anche molto veloce nell'atterraggio. Quindi occhio!". Il primo pensiero è stato: "Oh miseria… sarò capace?". Il secondo invece: "Beh… sarà una buona scuola!". Anche se sono certo che sentirò mille volte una vocina che dirà: "Guarda quant’è bello… perché rischiare di farlo decollare?".

Nessun commento:

Posta un commento

Se ti piaciuto o non ti è piaciuto questo post, avrò piacere di leggere il tuo parere!