Articolo pubblicato sul giornale comunale di Ceriano Laghetto (Aprile 2023)
Da
questo derivano altri due aspetti: la socialità
e la resilienza. Vediamo il primo. È ormai certo che il modo migliore
per imparare a pilotare un aeromodello è quello di frequentare un campo volo
dedicato e “ufficiale”. Così facendo si può essere seguiti da “maestri”
esperti, ma anche evitare di fare primi acquisti magari inadatti, inutili e
costosi; di conseguenza in media si impara meglio e più in fretta, riducendo
(ma non evitando del tutto) i crash. È chiaro tuttavia che l’allievo è bene che
dimostri rispetto per chi lo segue, per gli altri soci e per le regole del
campo, ma anche che debba avere quella giusta dose di socievolezza che lo rende
“piacevole” e che proprio grazie a questa vedrà aprirsi le porte della simpatia
e dell’amicizia degli altri piloti. E di questo ne trarrà lui stesso un grande
vantaggio immateriale. Ho invece citato la resilienza,
ovvero la capacità di reagire positivamente a episodi negativi o traumatici,
perché sarà proprio questa ad evitare di far mollare tutto dopo le prime cadute
e spingere invece a comprendere errori, limiti e finanche ad accettare quella
sfortuna che a volte ci mette lo zampino. Ripeto: ognuno di noi ha piloti subito
decine di incidenti col modello. Ma abbiamo proseguito, tra colla e sudore,
lacrime e coraggio, fino a volare ancora dopo 10, 30 anni o una vita intera.
Un
ultimo - non meno importate aspetto - riguarda la crescita personale. Ogni volo è una sfida, ed anche il pilota più
esperto conserva dentro di sé fosse anche solo un grammo di dubbio o paura che
qualcosa possa andare storto. Certo, nel neofita parliamo di tonnellate di paura,
non di grammi. Ma il concetto è lo stesso. L’importante è guardare in faccia ai
nostri timori, comprenderli, accettarli e muovere le gambe (anche se tremano di
paura) per raggiungere il centro della pista e decollare ancora. Anche se hai
ancora le mani imbrattate di colla per le riparazioni e il portafoglio
alleggerito per le spese. Prendi, decolla e vai. Solo così arriverai al punto
di smantellare quel macigno di terrore (soprattutto post-crash) e trasformarlo
in una leggera tensione che ti fa essere attento, vigile, pronto a intervenire
sempre e comunque. Accettare la sfida,
affrontarla col cuore aperto e la mente lucida, comprendendo (se possibile) il
perché degli errori fatti: ecco ciò che si può trarre da 5-10 minuti di volo. E
se non è crescita personale questa...