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Chiunque
pratichi, o abbia praticato l’aeromodellismo dinamico, sa per certo che il crash, ovvero la caduta del modello con conseguenze più o meno gravi, è quasi uno
scotto inevitabile da pagare per chi ami questo hobby. In buona sostanza: non c’è
aeromodellista (o, ancor più elimodellista, in quanto l’elicottero è più
complesso da pilotare), che non abbia subito lo shock di una caduta. Che poi ci
siano differenti modi di affrontare questi incidenti, è un altro discorso: c’è
chi si abbatte a tal punto da interrompere subito il suo percorso; e, dalla
parte opposta, chi lo mette in conto e - a parte un rammarico iniziale più o meno accentuato - ci
passa sopra con leggerezza: se il modello si può aggiustare bene, altrimenti se ne
comprerà un altro. In mezzo c’è però tutta una popolazione di modellisti che accusa
il colpo, e "se ne lagna" con più o meno dramma.
I crash,
poi, diventano spesso motivo di discussione all’interno della “tribù dei piloti
RC”: vuoi per cercare le ragioni del misfatto (si è trattato di noie meccaniche? Di un errore di
pilotaggio? Un qualcosa di elettronico?), vuoi per trovare nel gruppo di uditori un certo
sollievo nel pensare che: si sa che capita a tutti; che in fondo è meglio che sia il
modello a distruggersi piuttosto che il pilota a ferirsi; e che - cosa non trascurabile - come
dice sempre un anziano pilota di mia conoscenza, “i modelli nascono già morti”,
ovvero prima o poi tutti vengono sfasciati. I più fortunati “dopo”; i meno
fortunati “prima”.
Questa sorta
di “elaborazione del lutto collettiva” trova proprio nel gruppo di pari, cioè dei soci/amici modellisti
presso il campo volo, il terreno ideale dove poter versare lacrime e
imprecazioni, o anche per sorridere dell’azzardo messo in atto e che ha portato
a un crash tanto rovinoso quanto colpevole. Questo budoir (salottino) moderno dedicato non più a signore di alto lignaggio
ma a piloti di ogni genere ed estrazione sociale, non poteva non trovare un suo
alter ego anche on line. Ed ecco che su Facebook scopro per caso un gruppo denominato
S.A.D. Society of Aircraft Demolishers (Società di demolitori di aeromodelli).
Ne fanno parte oltre 14mila membri; insomma, non abbiamo a che fare con un gruppetto di sfortunati
lamentosi, ma con un vero esercito di demolitori involontari. Curioso e
significativo poi l’acronimo del gruppo. Sad,
infatti, in inglese significa “triste”.
Ora, c’è da
capire perché oltre 14mila persone decidono di iscriversi in un gruppo dove
poter lamentare (ma spesso lo fanno col sorriso sulla faccia) i propri
insuccessi. E c’è da dire che i post sono assolutamente aggiornati e frequenti.
Cioè, il gruppo funziona e non c'è giorno in cui non siano pubblicati foto di
cadaveri di aerei, pezzi di motore e ali sparsi sul terreno, se non proprio
video di cadute spesso rovinose. Ma come... proprio su un social dove si tende
invece a dare di sé un’immagine vincente?
Il fenomeno
si può comprendere solo pensando al fatto che la comunità dolente che il più delle volte al campo volo raccoglie e
condivide il dolore di un crash, ora - per evidenti ragioni di modernità - semplicemente
diventa anche on line. In questo modo
chiunque nel mondo può trovare una spalla su cui piangere o un voce pietosa da cui sentirsi dire che "sì, il modello non è ferito in modo poi così grave e si può salvare". Anzi,
queste spalle aumentano a dismisura proprio per accogliere un numero
esponenziale di piloti luttuosi. Il vecchio detto “mal comune, mezzo gaudio”
trova dunque qui la sua attuazione più evidente. Nel confrontarmi con altri
piloti in lutto per il modello sfasciato, trovo consolazione, ma anche un cinico
pizzico di malignità che mi fa dire: “Beh... è capitato anche a te. Mi
consolo...”.
E poi c’è un
ulteriore vantaggio. On line, con un semplice post, io posso fare “il duro” e far finta che la caduta del
modello non abbia scalfito né il mio orgoglio di maschio volante, né la mia autostima; mentre invece, a casa, a PC o smartphone spento,
piango come un bambino a cui è saltata la ruota della sua macchina preferita.
Vantaggio di Internet. Almeno questo sì... glielo dobbiamo riconoscere.
Trovi il
gruppo Facebook S.A.D. a questo link
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