Fabrizio (nome di fantasia) oggi al campo è teso. Ha un nuovo modello
realizzato con la stampante 3D da collaudare. E la giornata non è certo delle migliori:
un vento insidioso può mettere a repentaglio la prova.
Fabrizio è un tipo preciso: lo si vede dalla cura dei dettagli dei
suoi modelli. Colori, adesivi, pilotini. Tutto rispecchia il più possibile la
realtà. Ed è anche un grande costruttore. Magari non finissimo nell'elaborazione,
ma di certo proficuo dato il gran numero di modelli che riesce a realizzare,
soprattutto ora che sa usare la nuova tecnologia 3D.
Mi mostra il modello. Mi spiega cosa vuol fare, anche se è chiaro. Forse per stemperare
il nervoso che comunque resta evidente. Poi d’un tratto lo perdo di vista. Mi giro
e lo vedo in ginocchio, con la testa appoggiata al tavolo di cemento che usiamo
per posare i modelli e lavorarci sopra. Sta pregando. Una preghiera veloce.
Forse 20 secondi o poco più. Quel tanto che basta comunque per affidare il suo collaudo a Dio. Poi si alza. Mi sorride. Prende il modello e guadagna il centro della
pista.
Curioso. Ci affidiamo alla tecnologia più avanzata, discutiamo di
reti, radio, interferenze, e poi ci affidiamo ad un gesto tanto antico quanto
pregare. Pur senza entrare in discussioni sul “credo” di ciascuno, è comunque
lecito chiedersi se Dio avesse in quel momento il tempo, la voglia, la
disponibilità di benedire quella costruzione di plastica e riportarla a terra
sana e salva. Forse ha altro a cui pensare; miliardi di richieste, suppliche,
lacrime da asciugare. O forse il tempo ce l’ha davvero. Anche per Fabrizio.
Fabrizio prega, e questo è un atto tanto personale da non
ammettere alcuna discussione in merito. Ma Fabrizio ripercorre in questo modo anche una
tradizione antica come l’uomo: affidare alla divinità un viaggio, un figlio,
una guerra, un raccolto. Un gesto fatto (ovviamente) con la speranza che trovi
ascolto. Se tutto andrà bene, ci sarà Qualcuno da ringraziare e un gesto di invocazione da
ripetere; se invece le cose andassero storte, beh... forse una brutta parola ci
può scappare e magari anche l’idea di essere stati abbandonati da un essere
superiore.
Fabrizio prega, tra gigahertz e filetti fluidi che corrono sull'ala, tra ampere e
baricentro. E lo fa sicuramente con convinzione. D’altra parte là dove le sue
mani, il vento, difetti strutturali, problemi elettronici potranno rendere
disastroso il collaudo, ci potrà sempre essere una mano di Dio capace di fare
il miracolo. Sempre e comunque. E a questo si affidano Fabrizio e probabilmente anche molti
tra noi che - magari non così platealmente - una preghierina la fanno lo
stesso. Non si sa mai...
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