giovedì 7 dicembre 2017

Meglio abbondare che...

«You can never have too many RC planes!»*
 (Slogan su T-Shirt e tazze personalizzate)


"In casa ho 156 modelli". Ho sentito questa frase, pronunciata in modo enfatico, da un collega del campo. E subito ho pensato nell'ordine: 1) Ma di quale spazio può disporre? 2) Ma la moglie cosa dice? 3) Ma come fa a farli volare tutti? Salvo non riuscire a darmi una risposta convincente.
Subito dopo ho pensato a cosa possa spingere qualcuno ad avere una quantità tale di "materiale volante". Ma qui, però, rispondermi è stato più facile.

Ho più volte detto che a mio parere ogni modello "ha un’anima": si comporta e reagisce in modo diverso, fino ad assumere una sorta di personalità ben distinguibile dal pilota che di volta in volta sceglie quello più affine alle esigenze e all'umore della giornata. Detto questo è facile comprendere come la cantina si possa riempire di ogni sorta di aereo ed elicottero, perché è come avere nell'armadio diversi maglioni, ad ognuno dei quali si è legati per motivi differenti. Certo è, però, che 156 modelli sono davvero tanti. Sorge allora il dubbio che sotto sotto non ci sia altro.

La psicologia, anche quella più spicciola, ci suggerisce una definizione che potrebbe fare il caso nostro: atteggiamento compulsivo ossessivo. Ovvero, in poche parole, "maniaco di qualcosa". Lo sono ad esempio i "malati di pulito", che anche se sanno benissimo che può essere addirittura dannosa un’igiene estrema, lo stesso non possono non pulire casa per ore al giorno. Al contrario lo è anche chi vive in case ridotte a discariche, tanta è il loro bisogno di accumulare roba.
E nel caso del mio collega? Forse un qualcosa di ossessivo c’è. Perché a ben vedere è impossibile godere di tutti i 156 modelli facendoli volare, a meno che non si faccia solo questo nella vita (e non è il suo caso). Allora? Che si fa? Ci si limita a usarne il 30% ed il resto lo si osserva e basta? Ma che serve?

Senza voler giudicare nessuno, ma semplicemente guidato dalla voglia di comprendere, mi azzardo a dire che la persona in questione ha una sorta di mania dell’accumulo. Proprio il giorno stesso in cui ha pronunciato la frase citata, raccontava di aver comprato d’un botto 6 modelli ad un mercatino dell’usato. Ecco allora che il sospetto si rafforza. Accumulare, accumulare, perché è questo che a quanto pare lo rende felice.

Tuttavia, in un tale accumulo di "anime volanti", il rischio vero è quello di perderne la singola specificità, trasformando il tutto in un guazzabuglio di semplice balsa, depron ed elettronica che francamente non so quanto possa dare piacere.


* Traducibile liberamente con: “I modelli RC che hai non sono mai troppi!

domenica 3 dicembre 2017

L'onore e il rispetto

Cap. Filippo Barbero
«Sono tante le cose che non bisogna fare con un aereo. La più importante è mancargli di rispetto» (Cap. Filippo Barbero, intervista a Il Giornale.it).

Ci sono pensieri che, nonostante lo sforzo, mi risulta difficile spiegare, anche se al volo li comprendo immediatamente quasi per un’empatia innata. Tra questi c’è questa frase del "solista" delle Frecce Tricolori, il capitano Barbero. Sì, perché come fai a spiegare alla "gente comune" cosa significa portare rispetto, e di conseguenza, "mancare di rispetto" ad un concentrato di metallo, tecnologia e carburante? Per farlo dovrei fare un qualcosa che ai più fa storcere il naso: ovvero umanizzare la macchina; trasformare quel concentrato di tecnologia in un qualcosa che in qualche modo non solo vive (lo fa anche la zanzara che ci punge e che senza troppi problemi schiacciamo d’estate) ma addirittura ha per noi dignità di essere vivente.

Una pazzia, agli occhi dei più. Eppure…

Non credo che la capacità di vedere nell'oggetto inanimato (come lo è di fatto un aereo) un qualcosa di vivo, dipenda dalla passione per ciò che vola che mi porto appresso fin da ragazzo. O almeno non solo. Piuttosto è un mix di sensibilità, fantasia, cura delle proprie cose, senso del valore delle cose ecc. Per questo motivo curo i miei giocattoli volanti, ma anche le macchinine radiocomandate che negli anni ho acquistato. E se sono mal funzionanti, prima di dichiararle davvero morte provo a rimetterle a nuova vita. Anche dopo anni.
Nel caso del capitano Barbero le cose sono però un po’ differenti. Lui affida la sua vita a quella macchina volante che pilota. L’affida alla tecnologia dei materiali, degli strumenti, alla sua preparazione e non ultimo ai tecnici che lo assistono e ad una sana dose di destino. Mi è dunque facile pensare che tra lui e la macchina si instauri un rapporto di fiducia, che dunque prevede di trasformarla idealmente in qualcosa di vivo e di qui a generare rispetto. Io rispetto la macchina non perché sia un pazzo; anzi. Lo faccio perché in questi pochi metri cubi di metallo e scienza ci metto anni di vita passata e futura, sogni, passioni, e ogni tanto un pizzico di timore mediato dall'addestramento.

Ma cosa vuol dire in buona sostanza "portare rispetto"?

Significa comprendere a fondo capacità e limiti della macchina. Non chiederle cose che non possa fare. Ma anche curarla, capirne subito eventuali défaillance, ascoltarla nei minimi rumori che possano evidenziare un’anomalia, fornirla non di pezzi di ricambio scadenti, ma adeguati alle funzioni. Ma significa anche sapere in ogni momento che a lei affidi la tua vita e ti senti persino onorato di poterlo fare. Perché un’anomalia può sempre accadere, e se succede è perché quanto detto prima non è stato seguito bene.

Credo che in passato un rapporto similare si sia instaurato ad esempio tra guerriero e spada. Quest’ultima – che, guarda caso, ha spesso un nome – non era solo un pezzo di ferro forgiato. Bensì uno strumento di vita e morte insieme. E là dove la posta si fa altissima (morire o vivere, esattamente come l’aereo del capitano Barbero) è normale che il rapporto si enfatizzi, diventi quasi mistico e persino fatalista.


È normale per noi. E mi ci metto anch'io, nel mio piccolo di aeromodellista che prova le stesse sensazioni con i suoi  modelli, ciascuno dei quali ha un nome e una "personalità". Ma… vaglielo spiegare alla gente…

venerdì 1 dicembre 2017

Questo blog ora è un libro!

Finalmente, direttamente da questo blog arriva il libro Voglia di volo (Edizioni Il Mio Libro, pp. 104, Euro 12,50), che ho voluto dedicare agli amici del Gruppo modellisti sportivi di Ceriano Laghetto.


Del mio libro scrive Fabrizio Biondi: "Quando uno sport, un hobby diventa molto più che una passione, l’amore per quello che si fa si tramuta in un modo particolare e personale di interpretare i propri sogni, accorgendosi che pian piano sono diventati realtà. L’Autore aveva come sogno nel cassetto quello di diventare pilota della Pattuglia Acrobatica Italiana, le Frecce Tricolori, ma dopo essere diventato un esperto pilota di aerei radiocomandati, la sua passione lo ha conquistato. 
Il libro non è un manuale di tecnica o un semplice compendio di esperienze, bensì un concentrato di emozioni provate in quattro anni di pratica. 
Accorgersi che ogni singolo modello di aereo radiocomandato possiede un’anima a cui affidare piroette e acrobazie in volo, rende ogni singola esperienza un concentrato di emozioni unico, che merita di essere riportato su carta, quasi come si trattasse di un diario di bordo giornaliero, e in fondo questo libro deve essere letto con questi presupposti, per apprezzarne in pieno il significato".