domenica 3 dicembre 2017

L'onore e il rispetto

Cap. Filippo Barbero
«Sono tante le cose che non bisogna fare con un aereo. La più importante è mancargli di rispetto» (Cap. Filippo Barbero, intervista a Il Giornale.it).

Ci sono pensieri che, nonostante lo sforzo, mi risulta difficile spiegare, anche se al volo li comprendo immediatamente quasi per un’empatia innata. Tra questi c’è questa frase del "solista" delle Frecce Tricolori, il capitano Barbero. Sì, perché come fai a spiegare alla "gente comune" cosa significa portare rispetto, e di conseguenza, "mancare di rispetto" ad un concentrato di metallo, tecnologia e carburante? Per farlo dovrei fare un qualcosa che ai più fa storcere il naso: ovvero umanizzare la macchina; trasformare quel concentrato di tecnologia in un qualcosa che in qualche modo non solo vive (lo fa anche la zanzara che ci punge e che senza troppi problemi schiacciamo d’estate) ma addirittura ha per noi dignità di essere vivente.

Una pazzia, agli occhi dei più. Eppure…

Non credo che la capacità di vedere nell'oggetto inanimato (come lo è di fatto un aereo) un qualcosa di vivo, dipenda dalla passione per ciò che vola che mi porto appresso fin da ragazzo. O almeno non solo. Piuttosto è un mix di sensibilità, fantasia, cura delle proprie cose, senso del valore delle cose ecc. Per questo motivo curo i miei giocattoli volanti, ma anche le macchinine radiocomandate che negli anni ho acquistato. E se sono mal funzionanti, prima di dichiararle davvero morte provo a rimetterle a nuova vita. Anche dopo anni.
Nel caso del capitano Barbero le cose sono però un po’ differenti. Lui affida la sua vita a quella macchina volante che pilota. L’affida alla tecnologia dei materiali, degli strumenti, alla sua preparazione e non ultimo ai tecnici che lo assistono e ad una sana dose di destino. Mi è dunque facile pensare che tra lui e la macchina si instauri un rapporto di fiducia, che dunque prevede di trasformarla idealmente in qualcosa di vivo e di qui a generare rispetto. Io rispetto la macchina non perché sia un pazzo; anzi. Lo faccio perché in questi pochi metri cubi di metallo e scienza ci metto anni di vita passata e futura, sogni, passioni, e ogni tanto un pizzico di timore mediato dall'addestramento.

Ma cosa vuol dire in buona sostanza "portare rispetto"?

Significa comprendere a fondo capacità e limiti della macchina. Non chiederle cose che non possa fare. Ma anche curarla, capirne subito eventuali défaillance, ascoltarla nei minimi rumori che possano evidenziare un’anomalia, fornirla non di pezzi di ricambio scadenti, ma adeguati alle funzioni. Ma significa anche sapere in ogni momento che a lei affidi la tua vita e ti senti persino onorato di poterlo fare. Perché un’anomalia può sempre accadere, e se succede è perché quanto detto prima non è stato seguito bene.

Credo che in passato un rapporto similare si sia instaurato ad esempio tra guerriero e spada. Quest’ultima – che, guarda caso, ha spesso un nome – non era solo un pezzo di ferro forgiato. Bensì uno strumento di vita e morte insieme. E là dove la posta si fa altissima (morire o vivere, esattamente come l’aereo del capitano Barbero) è normale che il rapporto si enfatizzi, diventi quasi mistico e persino fatalista.


È normale per noi. E mi ci metto anch'io, nel mio piccolo di aeromodellista che prova le stesse sensazioni con i suoi  modelli, ciascuno dei quali ha un nome e una "personalità". Ma… vaglielo spiegare alla gente…

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