Cap. Filippo Barbero |
«Sono tante le cose che non bisogna fare con
un aereo. La più importante è mancargli di rispetto» (Cap. Filippo Barbero,
intervista a Il Giornale.it).
Ci sono pensieri che,
nonostante lo sforzo, mi risulta difficile spiegare, anche se al volo li
comprendo immediatamente quasi per un’empatia innata. Tra questi c’è questa
frase del "solista" delle Frecce Tricolori, il capitano Barbero. Sì, perché
come fai a spiegare alla "gente comune" cosa significa portare rispetto, e di
conseguenza, "mancare di rispetto" ad un concentrato di metallo, tecnologia e
carburante? Per farlo dovrei fare un qualcosa che ai più fa storcere il naso:
ovvero umanizzare la macchina; trasformare quel concentrato di tecnologia in
un qualcosa che in qualche modo non solo vive (lo fa anche la zanzara che ci
punge e che senza troppi problemi schiacciamo d’estate) ma addirittura ha per
noi dignità di essere vivente.
Una pazzia, agli occhi
dei più. Eppure…
Non credo che la
capacità di vedere nell'oggetto inanimato (come lo è di fatto un aereo) un
qualcosa di vivo, dipenda dalla passione per ciò che vola che mi porto appresso
fin da ragazzo. O almeno non solo. Piuttosto è un mix di sensibilità, fantasia,
cura delle proprie cose, senso del valore delle cose ecc. Per questo motivo
curo i miei giocattoli volanti, ma anche le macchinine radiocomandate che negli
anni ho acquistato. E se sono mal funzionanti, prima di dichiararle davvero
morte provo a rimetterle a nuova vita. Anche dopo anni.
Nel caso del capitano
Barbero le cose sono però un po’ differenti. Lui affida la sua vita a quella
macchina volante che pilota. L’affida alla tecnologia dei materiali, degli
strumenti, alla sua preparazione e non ultimo ai tecnici che lo assistono e ad
una sana dose di destino. Mi è dunque facile pensare che tra lui e la macchina
si instauri un rapporto di fiducia, che dunque prevede di trasformarla
idealmente in qualcosa di vivo e di qui a generare rispetto. Io rispetto la
macchina non perché sia un pazzo; anzi. Lo faccio perché in questi pochi metri
cubi di metallo e scienza ci metto anni di vita passata e futura, sogni,
passioni, e ogni tanto un pizzico di timore mediato dall'addestramento.
Ma cosa vuol dire in
buona sostanza "portare rispetto"?
Significa comprendere a
fondo capacità e limiti della macchina. Non chiederle cose che non possa fare.
Ma anche curarla, capirne subito eventuali défaillance,
ascoltarla nei minimi rumori che possano evidenziare un’anomalia, fornirla non
di pezzi di ricambio scadenti, ma adeguati alle funzioni. Ma significa anche
sapere in ogni momento che a lei affidi la tua vita e ti senti persino onorato
di poterlo fare. Perché un’anomalia può sempre accadere, e se succede è perché
quanto detto prima non è stato seguito bene.
Credo che in passato un
rapporto similare si sia instaurato ad esempio tra guerriero e spada. Quest’ultima
– che, guarda caso, ha spesso un nome – non era solo un pezzo di ferro
forgiato. Bensì uno strumento di vita e morte insieme. E là dove la posta si fa
altissima (morire o vivere, esattamente come l’aereo del capitano Barbero) è
normale che il rapporto si enfatizzi, diventi quasi mistico e persino fatalista.
È normale per noi. E mi
ci metto anch'io, nel mio piccolo di aeromodellista che prova le stesse
sensazioni con i suoi modelli, ciascuno
dei quali ha un nome e una "personalità". Ma… vaglielo spiegare alla gente…
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