domenica 30 luglio 2017

Volevo fare il pilota della Pattuglia Acrobatica

Sì, fin da piccolo. 


Credo che il colpo di fulmine sia scoccato un'estate forse del 1978, quando (allora tredicenne) la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) "decise" di fare le prove della loro esibizione proprio sopra la casa di mia nonna, in provincia di Massa Carrara. Vedere dieci Fiat G91 PAN sfrecciare nel cielo e fare evoluzioni al cardiopalma fu per me entusiasmante. 
E decisivo. 
L'indomani la PAN avrebbe dato spettacolo di sé all'aeroporto di Cinquale (MS). Il mio destino sembrava segnato. Pilota. Sì. Pilota della PAN.
Inutile dire che ogni aereo che passava in cielo, per me era occasione per voltarmi. Neanche fosse una bella ragazza! Forse è invece più curioso dire che fin da allora dimostravo un buon senso di responsabilità: "Se farò il pilota - mi dicevo - è meglio che non mi sposi. Non si sa mai. È meglio evitare di lasciare vedove...".

Il sogno diede dei frutti parziali: vale a dire poster, libri e e gadget di aeronautica, ma nessuna scuola specifica. Forse perché da sempre mi fa impressione la velocità. E dunque salire su un jet non è proprio la cosa più adatta. Il colpo di grazie venne però un giorno a Torino, mentre frequentavo il primo anno di università. Assieme ad un'amica andammo su una miserevole giostra tipo montagne russe. Tale che avrebbe fatto ridere gli appassionati del brivido ludico. Ma tant'è. Scesi, dopo un paio di minuti di centrifuga, con nella gola non solo il cuore, ma anche il pancreas e le budella. La strada era segnata. Troppa paura. No... fare il pilota non è proprio la mia strada.

L'interesse, l'amore per gli aerei però non si è mai sopito. Fino al giorno in cui mio figlio arrivò a casa con un elicotterino regalatogli dai nonni. Una "bestiola" (come amo chiamarli io) di una quarantina di centimetri, coassiale, cioè con due rotori per una migliore stabilità. Un giocattolo, insomma.

Alla domanda "Ma con il nonno lo fate volare?" e la risposta un po' vaga ("Sì, ogni tanto ma è un anno che è fermo!") la soluzione venne immediata. "Portalo a casa che lo facciamo volare noi!".
Così fu. Scelto un capetto deserto, il modellino riprese vita. Uno, due, tre voli, fino a che la passione eruppe in me e mi comprai anch'io un elicottero coassiale di simile grandezza. Un Lima Fly arancione, 3 canali. Una figata!
Scoprii però presto che sono modelli da far volare SOLO senza il minimo vento, meglio se al chiuso. Al secondo volo, infatti, lo dovetti recuperare in cima ad una siepe di rovi, distante 150 metri da me.
Ma tant'è, il
virus dell'aeromodellismo mi aveva colpito e affondato. Credo che fosse il 2010 o 2011. Da allora non ho più smesso, e oltre all'aereo, l'elicottero ha lasciato un marchio forte e indelebile in me.

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