giovedì 13 luglio 2023

Verrà il tempo...

Verrà il tempo in cui anche noi appenderemo i nostri modelli al chiodo. Aerei ubriachi di vento e di sole, corrosi dal tempo e feriti dalle cadute, con ruote consumate a correre sull’erba, corrosi di luce e incrostati di sogni. Perché saremo forse troppo stanchi per sopportare ancora il morso del caldo e quello del gelo, o forse perché le nostre mani ed i nostri occhi diverranno insicuri. Incapaci ormai di gestire il volo gagliardo delle nostre bestiole volanti, e le insidie di un’aria non più così familiare.

Sì, verrà quel tempo dove il silenzio piano piano si poserà sul campo. Ammainata la manica a vento, il cielo tornerà ad essere spazio unico del vento e degli uccelli. E noi, Icari stanchi, ci limiteremo a calpestare la terra, e a guardare in alto con il magone nel cuore. Perché sì, verrà quel tempo. Prima o dopo, per tutti. Come la morte, o le lacrime. E mentre - ormai esausti - i nostri modelli faranno ormai solo da icona dei tempi passati, testimonianza della nostra passione e oggetto delle nostre sfide con la paura e l’ardire, la natura piano piano si riprenderà ciò che è sempre stato suo. L’erba, le piante e gli animali torneranno a vivere quella striscia di sogni, sudore, parole e risate che oggi chiamiamo “campo”, e che un domani conserverà solo i nostri fantasmi: i milioni di parole consumate; i chilometri fatti correndo sui ruotini; le migliaia di figure che ancora segnano lo spazio tra le nuvole. Mentre altri uomini e donne del bosco, solcheranno i nostri passi magari tenendo per mano bambini, cani oppure solo ricordi o pensieri.

Verrà quel tempo, in cui poco importerà che ci sia sole o vento, perché  come barche in darsena, ci lasceremo cullare dall’onda dei ricordi, e saremo pronti a raccontare alla gente comune leggende non di mare, ma d’aria e di come in quel bosco abbiamo consumato pezzi di vita, alimentato speranze, affilato sfide con noi stessi e le leggi della natura.

Verrà quel tempo, in cui ciò che rimarrà di noi saranno i nostri modelli: icone polverose che nuove mani, ora, con imperizia ma rispetto cercheranno di collocare in un nuovo spazio-tempo, dove noi non saremo più i protagonisti. E in quel tempo, ci ritroveremo in altri cieli a giocare ancora, assieme a chi - con dolore - ci ha preceduto, ed ora sorride perché non c’è più caldo, freddo, vento o paura. C’è solo quella magia dell’aria che si chiama volo.

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