venerdì 16 dicembre 2022

Ci vediamo al campo!

Ho sempre “invidiato”, diciamo così anche se è un po’ esagerato, chi entra nel bar e chiede: “il solito, grazie...”. Perché è sinonimo di familiarità; è segno evidente che quella persona frequenta da tempo il locale, che conosce la/il barista, che prende sempre la stessa cosa (es. caffè americano in tazza grande...)  e che tra di loro si è instaurato un rapporto se non proprio di amicizia, almeno di conoscenza.  Tant’è che quando andavo a Sesto San Giovanni (MI) a lavorare e tutte le mattine mi fermavo per un caffè in un minuscolo simil-Autogrill lungo la strada, un giorno feci la stessa battuta con la solita ragazza del bancone: “Mi dai il solito, grazie...” ridendo del fatto che lei capisse o meno ciò che intendevo chiedere. E lo capì, con mia grande soddisfazione.
Allo stesso modo trovo piacevolissimo che tra aeromodellisti che frequentano lo stesso campo volo, sia sufficiente dire ci vediamo al campo per intendere chiaramente di cosa si stia parlando. Non c’è bisogno di altro.  E nessuno intenderà mai un campo diverso dal “tuo”, quello che frequenti e vivi.
Bello, perché sa di casa, di famiglia, di branco, di calore. E conferma ciò che ho imparato e ripeto da sempre: ciò che fa campo è quello spirito di unione, di amicizia, di spirito ludico che a mio parere dovrebbe fare da collante ma anche da senso proprio di un’attività perlopiù svolta nel nulla silvestre della campagna.
Ci vediamo al campo è allora un invito, è una condivisione, è un rafforzamento del branco perché chi parla lo fa usando un “codice condiviso”, ed è condiviso perché è vissuto da entrambi. È la parola d’ordine che identifica gli interlocutori come membri di un clan, dove per fortuna è facile entrare. Forse più difficile rimanerci con quello spirito puro che sarebbe l’ideale avere.

Allora, ragazzi, ci vediamo al campo... e speriamo nel tempo!