Esiste un momento in cui gli anni (o anche solo i mesi) passati in mezzo al verde, tra caldo soffocante e gelo, zanzare o improvvisi rovesci di pioggia, iniziano a pesare. Allora se prima scrutavi ogni piega del meteo per scoprire quante possibilità avevi di poter volare, se le batterie (o la benzina) erano sempre pronte in garage per essere utilizzate al momento giusto, e ancora se ti rammaricavi che dopo cinque giorni (lavorativi) di bel tempo, proprio nel week-end inizia il maltempo... arriva un momento in cui tutto questo dapprima rallenta, poi si ferma del tutto.
“Vendo causa cessata attività”. È la formula che trovi spesso sugli annunci on line. Ma questa frase nasconde altro. La casa si libera. Qualche familiare si rallegra. Eppure... dopo che per anni hai vissuto l’ambiente da protagonista e non da comparsa, cioè dopo che sei diventato affine alla mutevolezza del vento, alla concentrazione di umidità dell’aria e hai respirato tonnellate di aria di campagna, tutto non può essere più come prima. È un po’ come un alpinista: non ci credo che non guardi alla montagna senza che nella sua testa non scatti immediatamente una "lettura" più professionale, da chi sulla montagna ha lasciato sudore, paura, magari anche qualche falange di mani o piedi. Una "lettura" fatta collegando occhi e anima, occhi e nervi che ancora sentono il richiamo quasi ancestrale della roccia.
Così, anche se magari hai smesso con l’aeromodellismo, succede ad esempio che viaggiando in macchina o in treno ti capiti di vedere degli spazi aperti e dica: “Questo sarebbe un bel posto dove andare a volare”. Oppure che scruti ancora il cielo valutando se la luce "è buona" oppure no, sempre in un’ottica di pilotaggio.
Pare accertato che chi è mutilato di un arto, per lungo tempo provi una sensazione come se ci fosse ancora. Lo chiamano "arto fantasma". Allo stesso modo, anche chi ha smesso conserva in sé un "aereo fantasma". Lo sente come se fosse ancora lì sull’erba ad attenderlo Perché in fondo, si pilota con la testa, le mani.. e il cuore. E quest’ultimo è il più difficile da spegnere.