lunedì 3 agosto 2020

Un gesto antico


Fabrizio (nome di fantasia) oggi al campo è teso. Ha un nuovo modello realizzato con la stampante 3D da collaudare. E la giornata non è certo delle migliori: un vento insidioso può mettere a repentaglio la prova.
Fabrizio è un tipo preciso: lo si vede dalla cura dei dettagli dei suoi modelli. Colori, adesivi, pilotini. Tutto rispecchia il più possibile la realtà. Ed è anche un grande costruttore. Magari non finissimo nell'elaborazione, ma di certo proficuo dato il gran numero di modelli che riesce a realizzare, soprattutto ora che sa usare la nuova tecnologia 3D.
Mi mostra il modello. Mi spiega cosa vuol fare, anche se è chiaro. Forse per stemperare il nervoso che comunque resta evidente. Poi d’un tratto lo perdo di vista. Mi giro e lo vedo in ginocchio, con la testa appoggiata al tavolo di cemento che usiamo per posare i modelli e lavorarci sopra. Sta pregando. Una preghiera veloce. Forse 20 secondi o poco più. Quel tanto che basta comunque per affidare il suo collaudo a Dio. Poi si alza. Mi sorride. Prende il modello e guadagna il centro della pista.

Curioso. Ci affidiamo alla tecnologia più avanzata, discutiamo di reti, radio, interferenze, e poi ci affidiamo ad un gesto tanto antico quanto pregare. Pur senza entrare in discussioni sul “credo” di ciascuno, è comunque lecito chiedersi se Dio avesse in quel momento il tempo, la voglia, la disponibilità di benedire quella costruzione di plastica e riportarla a terra sana e salva. Forse ha altro a cui pensare; miliardi di richieste, suppliche, lacrime da asciugare. O forse il tempo ce l’ha davvero. Anche per Fabrizio.

Fabrizio prega, e questo è un atto tanto personale da non ammettere alcuna discussione in merito. Ma Fabrizio ripercorre in questo modo anche una tradizione antica come l’uomo: affidare alla divinità un viaggio, un figlio, una guerra, un raccolto. Un gesto fatto (ovviamente) con la speranza che trovi ascolto. Se tutto andrà bene, ci sarà Qualcuno da ringraziare e un gesto di invocazione da ripetere; se invece le cose andassero storte, beh... forse una brutta parola ci può scappare e magari anche l’idea di essere stati abbandonati da un essere superiore.

Fabrizio prega, tra gigahertz e filetti fluidi che corrono sull'ala, tra ampere e baricentro. E lo fa sicuramente con convinzione. D’altra parte là dove le sue mani, il vento, difetti strutturali, problemi elettronici potranno rendere disastroso il collaudo, ci potrà sempre essere una mano di Dio capace di fare il miracolo. Sempre e comunque. E a questo si affidano Fabrizio e probabilmente anche molti tra noi che - magari non così platealmente - una preghierina la fanno lo stesso. Non si sa mai...